(Relatori: Dott. Alberto Pellai e Dott.ssa Barbara Tamborini)
L’incontro sì è svolto sabato mattina 13 gennaio 2024 presso il teatro di Via Dante a Castellanza; alle ore 10.30 la nostra preside Viviana Colombo presenta i due relatori, dottor Alberto Pellai e dott.ssa Barbara Tamborini.
L’incontro si colloca all’interno del progetto “14 anni senza smartphone” (cioè senza possedere un device di proprietà fino alla prima superiore ma con la possibilità di utilizzare quello di un genitore con regole ben precise), adottato dalla nostra scuola per permettere ai genitori e ai soggetti educanti di riferimento un utilizzo consapevole delle tecnologie moderne, affinchè siano risorse preziose e strumenti all’interno di una comunità che costruisce e consolida una rete educativa scuola/famiglia.
Si confronta il divieto di possedere un device fino a 14 anni con altri divieti della nostra società, come quello di guidare un auto o di acquistare alcool prima dei 18 anni, per sottolineare che nella parola divieto è insito un fattore di protezione (e non di repressione!) nei confronti dei nostri bambini in età scolare (6-14 anni) perché le neuroscienze moderne ci dicono che il cervello in continua formazione dei nostri giovani è fragile e vulnerabile proprio a questa età, e che deve essere protetto affinché si possa sviluppare in modo coerente e naturale, senza incappare in meccanismi malsani che possono a lungo termine portare a grossi problemi in età adolescenziale/adulta.
Gli stimoli dopaminergici, cioè le sollecitazioni a cui è sottoposto il cervello attraverso i diversi device, provocano sensazioni di divertimento e gratificazione istantanei che vanno però regolamentati soprattutto su un soggetto come bambini e adolescenti che non hanno ancora acquisito la capacità di autoregolazione personale (facciamo fatica noi adulti spesso a darci dei limiti soprattutto con i cellulari, figuriamoci soggetti ‘sregolati’ per antonomasia come bambini e giovani!!!). Per questo non si vuole negare il valore della tecnologia nella nostra vita e dei benefici che essa ha portato in tantissimi campi, ma piuttosto sensibilizzare gli adulti ad insegnare ai giovani un utilizzo corretto e consapevole degli stessi, affinchè siano appunto risorse e opportunità e non trappole di dipendenza futura.
Come una confezione di DAS/plastilina, che una volta aperta resta morbidissimo e può assumere qualsiasi forma se sapientemente e costantemente lavorato, così il cervello dei giovani, stimolato e sollecitato evolve e si fortifica.
Durante l’età evolutiva (i primi 20 anni circa) si costruiscono le abilità delle giovani menti che saranno gli adulti di domani e nei successivi anni il cervello non si irrigidisce come fa il Das se lasciato all’aria aperta, ma si normalizza e stabilizza, permettendo la regolazione degli stati emotivi (che ci si augura sia caratteristica di una normale vita relazionale adulta!). Per questo motivo è fondamentale che vengano acquisiti abilità e strumenti attraverso un processo di apprendimento lento e ripetitivo (Metodi Montessori e Steiner come riferimenti moderni) per permettere un salutare sviluppo della struttura neurale che sia poi la base della vita adulta. Calzante l’esempio della montagna, se sia più indicato raggiungere la vetta attraverso il sentiero o in seggiovia, ovvero, velocizzare il processo aiuta? In realtà gli studi neuroscientifici dimostrano che le competenze acquisite in modo analogico (scrittura, lettura, gioco etc…) sono quelle che ci permettono poi di vivere al meglio una realtà adulta.
In riferimento poi all’abbassamento dell’età in cui si entra in possesso di un device (tablet o telefono che sia) a circa 9/10 anni attuali, vengono evidenziate, attraverso i dati scientifici raccolti dalle neuroscienze, le diverse problematiche moderne (in alcuni casi a rischio di diventare vere e proprie emergenze sociali!) quali l’aumento della miopia, sovrappeso, diagnosi DHD e DSA e la sindrome da ritiro sociale, cioè la mancanza di desiderio di uscire e condividere spazi ed esperienze con gli amici in una realtà vera e non social.
Il tema dell’appartenenza oggi è più un fatto virtuale-social rispetto ad una realtà relazionale in presenza (una volta c’erano i cortili, oggi ci sono le community!). Ma nel mondo on-line/virtuale non c’è un presidio di controllo o un adulto con funzione sociale ed educativa di riferimento; per questo motivo come non lasciamo che un 12enne guidi la nostra bellissima spider perché non ha la patente, così si dovrebbe vigilare sull’utilizzo dei social da parte dei minori, non per attuare una politica di prevaricazione/invasione di privacy, quanto invece per garantirne una fruizione consapevole. Un esempio raccontato dal dottor Pellai che mi ha colpita è stato il paragone tra nascondino e il video gioco Fortnite (per coloro che come me non ne conoscono l’esistenza è un videogioco popolarissimo che prevede uno scontro a fuoco all’ultimo sangue che richiede pratica, abilità, lavoro di squadra e reazioni rapide): entrambi, nascondino e videogioco, rispondono ad un bisogno primario di divertimento e svago che si realizzano nel gioco, ma non si è mai sentito che un genitori abbia dato un limite di tempo di utilizzo del nascondino come invece quasi tutti fanno per Fortnite! Questo perché le abilità messe in campo nei due casi sono ben diverse e portano anche allo sviluppo di attività e competenze molto diverse.
Infine si lascia spazio alle domande del pubblico che portano a formulare diverse considerazioni:
Consiglio di lettura su dispositivi digitali (ebook o audiolibri) per bambini: non va demonizzata come in generale la tecnologia moderna, ma va comunque privilegiata la lettura cartacea proprio per acquisire la giusta competenza di metodo (analogico vs digitale come si diceva più sopra); per esempio nel rituale della nanna, la lettura condivisa di genitore che legge al proprio figlio non va sostituita con un audiolibro, piuttosto integrata: prima ti leggo un libro cartaceo poi ne ascoltiamo uno! Per quanto riguarda invece le abitudini di lettura degli adulti ognuno sceglierà il supporto che preferisce e sarà comunque un buon esempio verso i più piccoli.
Fare rete con le famiglie è importante per confrontarsi e supportarsi nel difficile compito di fornire regole condivise di utilizzo dei device che a volte si scontrano con la realtà diverse dalla nostra (si gioca 45min con i video giochi e poi ci si deve intrattenere con altro, a tal proposito il momento della NOIA può essere visto come una opportunità per lasciar spazio alla creatività!)
Lo strumento del registro elettronico a volte si pone come un limite al divieto di dotarli di un device fino ai 14 anni di età perché compiti e voti vengono riportati solo lì; forse va rivisto qualcosa anche dal lato scuola (riprendendo magari l’uso del diario?) per aiutare questa “rivoluzione di un digitale dopo i 14anni”
Non si dovrebbe cercare di spiegare tutto questo ai giovani attraverso incontri a loro dedicati, un po’ come si faceva ai nostri tempi per l’emergenza droga? Spunto di riflessione interessante, anche se i primi spacciatori siamo noi stessi, in quanto i device li compriamo noi per loro…
Ultima riflessione ma non per questo meno importante è il tema della “sicurezza” del mondo moderno e la difficoltà dei genitori di approcciarsi alle prime uscite dei ragazzi senza dotarli di un cellulare proprio: il mondo là fuori, qui da noi nel ns territorio, per fortuna non è una zona di guerra nonostante sia una società certo complicata e difficile. Se i nostri giovani possono contare sulla nostra presenza stabile e sicura, se si possono fidare e affidare a noi come riferimenti educanti e presenti, sapranno andare là fuori e affrontare il mondo in modo consapevole e soprattutto sapranno tornare al loro porto sicuro, noi e la loro casa, con la certezza di poter dialogare con noi ed essere accolti, ascoltati e con l’impegno reciproco di provare a trovare un terreno comune di comprensione. Certo non è affatto una cosa facile, anzi, ma è nostro dovere provarci ogni giorno.
(Resoconto di Alessandra Cascone, rapp.te di classe)